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STAR'S LOVERS
(EXPOSED)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 13 novembre 1986
 
di James Toback, con Nastassia Kinski, Rudolf Nureyev, Harvey Keitel (Stati Uniti, 1983)
 
Esistono dei film falliti a tal punto, e firmati da registi non completamente imbecilli (James Toback aveva debuttato nel 1978 con FINGERS, tentativo talentuoso di sfociare nel "gotico" alla TAXI DRIVER)da farci credere che magari l'autore avesse fatto apposta. E il caso di EXPOSED: per cui lo spettatore finisce col rimanere fino alla fine eventualmente curioso, quasi dilettato, dal seguito inimmaginabile d'incongruenze al quale sta assistendo. Alla faccia dell'unità di tempo che il cinema, grazie ai miracoli del montaggio, presume spesso di poter ignorare, il film si inizia a Parigi: una bionda fascinosa in jeans di pelle, che la camera segue a filo di chiappe, entra in un bar. Borsone sotto il tavolo, uscita a re-chiappe sulla bionda, e salta tutto per aria. Wisconsin: Nastassia, adolescente sui banchi di scuola, che il professore già squadra eccitatissimo recitando sui dolori del giovane Werther, deve abbandonare la scuola. A causa degli ardori del succitato eccitato. Spostamento in campagna, sempre per l'unità di luogo, in casa dei genitori: il padre picchia i pugni sul tavolo, la madre (Bibi Anderson di bergmaniana memoria, in EXPOSEDnon si è badato a spese) versa qualche lacrima. Ma poiché anche nel Wisconsin hanno sentito parlare di permissivismo, Nastassia viene autorizzata a lasciare gli studi per recarsi, naturalmente non a Buffalo, ma a New York. Qui comprendiamo subito che la sua mamma non aveva tutti i torti, quando le diceva che una come lei a Manhattan avrebbe affrontato pericoli inimmaginabili per lo spettatore medio. Nastassia, oltre che come tutti sanno carinissima è una dal carattere cosiddetto forte: non si perde d'animo, entra in un ristorante non per fare la cameriera, ma per offrirsi come pianista. Si mette al piano e suona Bach come Horowitz (poi di questa sua natura di grande musicista non se ne parlerà più). Nei bar, ovviamente, preferiscono che uno suoni Iglesias piuttosto che Bach: ragione per cui la nostra finisce cameriera a 150 dollari più mance. Per poco (essendo Nastassia Kinski: è una delle poche cose logiche del film): entra un celebre fotografo, lui propone e lei non ci sta (per 24 ore), una settimana dopo è sulla copertina di Vogue.

Chi incontra, diventata ormai una star, nel solito party con i soliti fatuoni? Nureyev, proprio lui. Che naturalmente, sarebbe stato troppo semplice, non fa il ballerino. Ma il violinista. E pur essendo non solo perché lo sanno tutti, ma perché insomma è come far interpretare ad un impiegato d'ufficio il ruolo di un sollevatore di pesi, in altre faccende affaccendato, si scopre una passione straripantemente eterosessuale per Nastassia. Dopo seduzione all'archetto in appartamento come sempre su Central Park, la nostra lo segue a Parigi (in Concorde): Nureyev suona all'Opera ma non basta. In effetti è un cacciatore di terroristi (ricordate la bionda dell'inizio?): Vendica cosi i genitori sterminati (foto Auschwitz, Dachau ecc.) nei campi nazisti. E il momento di Nastassia: non contenta di suonare Bach come Horowitz e di essere ormai la modella più top in circolazione, s'inventa una vocazione per la caccia al terrorista. Non solo per amore; ma perché è attirata da un certo tipo di perversione. Harvey Keitel (come detto non si bada a spese) è il demonio in questione. Sta a Montmartre, luogo come tutti sanno ideale per un nascondiglio, circondato da un nugolo di figliole sexy (e da Pierre Clementi - mancava soltanto lui - nelle vesti androgine di una specie di pentito): la sua gran scoperta, infatti consiste nell'utilizzare, per la posa delle bombe, soltanto donne. Danno meno nell'occhio, dice lui: sarà io avrei optato per delle vecchiette sdentate. Finale che non vi racconto, non che ci sia granché da svelare, ma andrebbe per le lunghe: rimane, ma si Nastassia. La sola, nel film, a credere a quello che fa.


   Il film in Internet (Google)

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